domenica 20 Luglio 2025
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Direttore: Magda Bersini

TORINO – Usura, estorsione e rapina nei confronti di un imprenditore in difficoltà

Sequestrato un patrimonio di 600.000 euro tra conti correnti, buoni postali, un compendio immobiliare e 4 veicoli

TORINO – Era già in carcere con le medesime accuse: reati di usura, estorsione e rapina, aggravati dal metodo mafioso ed è stato messo in atto un provvedimento di sequestro preventivo.

I militari del Comando Provinciale della Guardia di finanza di Torino hanno dato esecuzione alla disposizione. L’operazione, svolta dal Nucleo di polizia economico-finanziaria Torino, costituisce l’epilogo di articolati approfondimenti investigativi che hanno consentito di accertare, in ipotesi d’accusa, i reati di usura di uomo di origine calabrese residente a Torino nei confronti di un imprenditore in difficoltà finanziarie e in stato di bisogno.

In particolare, le investigazioni, sviluppate mediante intercettazioni telefoniche, consultazione delle banche dati, analisi dei flussi finanziari ed estese attività di osservazione e pedinamento, hanno consentito l’acquisizione di un corposo quadro indiziario, risultato funzionale alla puntuale ricostruzione dei reati. Nello specifico, quest’ultimo avrebbe ricevuto dal predetto imprenditore, a fronte di un prestito iniziale di 154.000 euro, una somma complessiva di 600.000 euro in un arco temporale di 15 anni, a titolo di interessi o altri vantaggi usurari, con applicazione di un tasso d’interesse di circa il 10% mensile (120% annuo) e con la promessa di pagamento di ulteriori 620.000 euro come “piano di rientro” della provvista “prestata” e degli interessi usurari residui.

Nel corso delle indagini è emerso come l’imprenditore fosse stato fatto oggetto di minacce di morte dirette anche alla sua famiglia ed effettuate anche attraverso l’esibizione di strumenti atti a offendere.

Le richieste di denaro sono divenute nel tempo sempre più incessanti, con la minaccia di incendiare l’auto della persona offesa se non avesse restituito la somma prestata maggiorata degli interessi ovvero con l’intimazione a vendere l’unico immobile di sua proprietà.

A fronte di alcuni tentativi della vittima di sottrarsi ai pagamenti pattuiti o di dilazionarli l’indagato ha esternato che le somme dategli a prestito provenivano in realtà da importanti esponenti della criminalità organizzata ‘ndranghentista e che, pertanto, non poteva permettersi di “sgarrare”, trattandosi di “gente di peso e pericolosa”, priva di scrupoli.

I militari operanti nel corso delle attività di indagine sono tra l’altro riusciti a monitorare un episodio di scambio di denaro tra la persona offesa e l’indagato, il quale è stato nell’occasione fermato e arrestato in flagranza di reato mentre riceveva una busta contenente del denaro contante.

A seguito delle ulteriori investigazioni svolte dal Nucleo di polizia economico-finanziaria Torino – G.I.C.O., finalizzate a ricostruire il patrimonio illecitamente accumulato dall’indagato attraverso le proprie attività criminose, il G.I.P. del Tribunale di Torino, su richiesta della locale Procura della Repubblica – DDA, ha da ultimo disposto, riconoscendo l’aggravante del metodo mafioso, l’applicazione del sequestro preventivo in ordine al profitto riveniente dai reati di usura, estorsione e rapina nonché alle disponibilità patrimoniali dell’indagato (per 600.000 euro a titolo di introiti usurari oltre a disponibilità su conti correnti, buoni postali, un compendio immobiliare e 4 veicoli).

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